Les disciples Pierre et Jean courant au sépulcre le matin de la Résurrection
Eugène Burnand - 1898

Santa Pasqua 2025

“Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro.
Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.”
(Gv. 20,3-7)

Il biblista Patrizio Rota Scalabrini scrive:

“Dopo che Pietro è entrato nel sepolcro e ha visto l’inconsueta scena, vi entra anche il discepolo amato, che ha una reazione ben diversa. L’oggetto visto è il medesimo, ma il discepolo amato scorge ben più in profondità, e inizia a penetrare nel Mistero, e cioè in quella rivelazione di Dio che lì si è compiuta. Comincia allora alla fede pasquale, per cui nella morte di Gesù non si è consumato un fallimento, ma si è manifestato l’amore divino che trionfa sulla morte.

Il discepolo amato, dunque, non si arresta davanti ai segni materiali collegati alla morte di Gesù, ma si apre allo sguardo della fede, per cui questi segni diventano indizi rimandanti ad un ‘oltre’, ad una dimensione trascendente, divina: “e vide e credette”.

Certamente questa fede pasquale è ancora germinale e dovrà anch’essa maturare negli incontri con il Risorto, attraverso il dono dello Spirito.

Non è allora contraddittorio con questa iniziale apertura alla fede da parte del discepolo amato quanto l’evangelista aggiunge, subito dopo, a modo di commento: “Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.” (Gv. 20,9).

Il commento dell’evangelista è rivolto al proprio lettore perché diventi consapevole che un cammino di fede, una autentica maturazione, non può prescindere dall’incontro con le Scritture, in quanto testimonianza del piano salvifico di Dio. È vero che il discepolo amato comincia a costatare l’azione di Dio in quella tomba, e perciò in quella morte del Maestro, ma dovrà anch’egli superare l’ignoranza delle Scritture e giungere con esse a comprendere come la Croce non sia estranea al piano salvifico di Dio, ma faccia un’unità indissolubile con la Resurrezione.

È chiaro, per Giovanni, che le Scritture rivelano il volto di un Dio che entra nella storia degli uomini e che si fa impotente per manifestare in modo irreversibile la sua fedeltà alla promessa. La Resurrezione di Gesù è l’atto che pone definitivamente un sigillo della fedeltà di Dio sulla vicenda del Nazareno.

Quando il discepolo amato sarà rivestito della forza dello Spirito, nella sera di quel medesimo giorno, diventerà quello che è chiamato ad essere. Il testimone dell’amore di Cristo.”

C'è "un'alba" nella storia di Gesù ...
è l'alba della Resurrezione
è l'alba dell'alleluia
è l'alba di un amore che vince la morte
è l'alba di una speranza rinata
è l'alba di un Dio ritrovato come Padre ...
Ci sono, ci saranno "albe" così
anche nella storia di ciascuno di noi...
E poi alziamo gli occhi al cielo, non importa
che sia giorno o notte, che sia azzurro
o grigio: è sempre il cielo ...
E in questo "cielo" abita il nostro Dio!

Buona Pasqua!!!
Don Giuliano

 
 


 
 


 
 

 

 

 

 
 

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